#Micaperdavvero, qualcuno ha detto Ponte? 

Percepiti 40 gradi.
Sul treno che da Palermo ci porta a Cefalù un ragazzo prova ad aprire più volte il finestrino. Al tentativo più fortunato, esclama: “Come la salsa di pomodoro. Fai tanti sforzi, poi arriva qualcuno e con una botta sola la apre”.

E la vita è un po’ così.
Come la salsa di pomodoro.
Come il finestrino che sembra non aprirsi, e all’improvviso ti regala una boccata d’aria.

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La scorpacciata d’ossigeno fatta a Palermo prevedeva pochi obiettivi, ma buoni:

Rilassarci sotto il sole.
Pariare (che no, non è un termine siciliano, ma queste sono le conseguenze da considerare se vai in vacanza con una Napoletana doc).
Affogare. Nell’olio delle melanzane.

Ebbene:
Il Sole ci regala due giorni splendidi.
Il terzo giorno gioca a nascondino ma noi ci divertiamo con lui scoprendo dei pezzetti di Palermo che altrimenti non avremmo visto.

Sono tornata a casa con il mal di pancia dalle risate.
O forse sono state:

  • Le 5 caponate in due giorni, manco fossero prescritte dal medico “2 volte al dì, durante i pasti“.
  • La briosche verticale farcita con gelato per la colazione della Domenica mattina. Perchè bisogna vivere bene.
  • Il fritto delle panelle o quello delle arancinE (catenesi, non me ne vogliate) da un kg l’una.
  • Il panino con la parmigiana di melanzane che sa di eternità. Come la cipolla delle caponate.
  • La granita di gelsi.
  • I tagliolini limone e bottarga. Tutta quella che avevano in casa.
  • La pasta al forno coi cerchietti, che la devi provà pefforza.

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E se quello che succede in vacanza, rimane in vacanza, vi prego grassi e carboidrati non tornate con me.

Ma non è stata una vacanza di solo cibo.
Non di solo Palermo.
C’è stato il mare di Mondello che sembra una piscina.IMG_2903
Il mercato di Ballaro’ prima e quello di Vucciria dopo.FullSizeRender

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La passeggiata per Cefalu’ che sembrava di stare dentro ad un presepe.
Il porticciolo della Cala e il book fotografico.IMG_3439
Ma soprattutto è stata Monreale e la passeggiata in Taxi con Angelo che ci racconta aneddoti e una Palermo vista in soggettiva, la sua.
E l’incontro con Marco ed Enrico di Le Barrique. Quelle perle che amo scoprire in giro per il mondo, e quelle conoscenze che ti fanno scoprire dei pezzi di mondo.IMG_3320

Perché succede che dopo aver pranzato da loro con un tagliere patrimonio dell’Unesco, ci offrono un birra che termina sul Monte Pellegrino per regalarci l’emozione di vedere Palermo dal santuario di Santa Rosalia.

Perché ci stanno quelle cose che ti RRRRRestano nel cuore“, diceva Marco.
Ecco.

 

 

 

“De sciò mas’t go on”

Capita che senti parlare con molto entusiasmo di uno Spettacolo e basterebbe quel tanto di curiosità per decidere di prendere il biglietto e… godersi lo spettacolo.

Se poi ci aggiungi il sole di Napoli e quell’atmosfera magica che è solita regalare, i ritmi lenti della Domenica mattina con il Vesuvio che si staglia prepotente sul lungomare Caracciolo.
Il caffè al Vomero, il pranzo da Nennella prima e al borgo Marinaro poi, le sfogliatelle senza cui non poter fare rientro a casa e una compagnia cui sarebbe stato veramente impossibile chiedere di più, è un attimo.
image2 image1Sì, è un attimo che ti ritrovi in un bordello, una casa chiusa, che invece ti apre alle emozioni più intime.

Ti trovi in mezzo a delle prostituite, a mistress e “il papi“.
Scopri di dover contrattare tu in prima persona per avere una prestazione e di volta in volta è solo l’istinto a guidare per decidere con chi andare.

Un siparietto e le presentazioni di rito iniziali e si può dare il via a questo turbinio di performance.
E se un Bordello è la casa del piacere, allora il posto è quello giusto.
Non c’è un godimento carnale ma in ogni stanza si crea l’intimità giusta per far raggiungere l’orgasmo all’anima. È brivido, stupore, paura e pelle d’oca insieme.

Basta il primo incontro ravvicinato per scoprire che la prostituta smette di essere tale nel momento in cui veste i panni di attore.
Un attore lì, a due passi da te, in 10 mq  per sole 6,7 persone o poche di più.
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Un primo monologo commovente, toccante. Quasi vorresti asciugarle quelle lacrime tanto sono sembrate vere, ma “de Sció mas’t go on” è scritto sullo specchio.
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E allora vai col secondo amplesso. È scioccante. Quasi difficile riprendersi ma pronta per essere disarmata completamente e di nuovo da “ultimo giorno di un condannato a morte“.
Passiamo per uno spettacolo comico, ma arriviamo alla vera apoteosi del piacere con il monologo “tra le pietre“. Esco incredula, persa in quello sguardo drogato ed errante…quasi impaurita.

Ma lo spettacolo cambia registro di nuovo.
Performance canoniche di nuovo da emozione e sì, siamo tutti in platea.
Prostitute e clienti mischiati come fosse un bordello nel Bordello.
Il teatro si trasforma in balera. Si balla la pizzica, il can can, ci si abbraccia e non si vuole più andare via.
Non prima di aver ringraziato ad uno ad uno gli artefici del piacere.

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Così si passa dal Bordello di Dignità autonome di Prostituzione al bordello di piazza Bellini.
Ma questa, come sempre, è un’altra storia.
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La vita di quartiere, a San Lorenzo.

Mi avessero chiesto cosa pensassi di San Lorenzo qualche mese fa, con indifferenza avrei risposto che lo trovavo un quartiere sporco, frequentato da spacciatori e punkabbestia e dove non si trova mai parcheggio.
E ahimè, non mi sbagliavo del tutto.
Il quartiere non è cambiato, e in realtà…nemmeno io.
Ma è bastato ritornarci dopo qualche tempo per vedere le cose con occhi diversi… e averne una percezione semplicemente…più romantica.

Intanto, prima mi capitava di capitarci ogni tanto e per caso, ora è il quartiere dove trascorro 10 ore della mia giornata: ci lavoro.

E di giorno San lorenzo è un altro posto.

Purtroppo è ancora fare lo slalom tra la sporcizia lasciata con incuranza vicino i cassonetti, tra i bisogni dei cani o tra le bottiglie di birra semirotte ai bordi del marciapiede.
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Ma è anche vita di quartiere. Quella vera, che non si respira ovunque, a Roma.
E’ quel posto dove il barbiere sa come ti chiami, il barista ti fa il solito e al supermercato la cassiera ti chiedi come stai.

Ma soprattutto è il posto dove quando chiedi ai tuoi colleghi “ma voi quando non andate a Piazza dei Sanniti, dov’è che andate a pranzo?” ti ritrovi nella bottega di un falegname e finisce a tarallucci e vino!… no ma dico perdavvero.
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Infatti è così che insieme a Vittoria scopro che “lo zio” è un uomo vecchio stampo, di quella scuola di pensiero per cui dove si mangia in 3, si mangia pure in 10.

Dove a pranzo il calzolaio, il farmacista e gli altri colleghi del quartiere si riuniscono e pranzano tutti insieme.
Con i ritmi lenti, con i sapori autentici “…voi ce lo dite prima che venite e noi vi facciamo la trippa, la pajata, una carbonara…Ma intanto bevete, bevete signorì“.
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E ci offrono vino, tarallucci e quella sensazione di familiarità che è cosa rara, difficile da trovare altrove.

Certo il calendario di Eva Henger, l’entrata angusta e la pulizia…non lo fanno gareggiare con quel gusto raffinato di Said o delle altre (rare) perle del quartiere, ma vuoi mettere?!

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Napul’è mille culure

Ciò che più mi piace dei miei Viaggi, è quell’immancabile dose di improvvisazione alla quale proprio non riesco, e non voglio, rinunciare.

Quella che un 26 Dicembre qualsiasi ti fa alzare dalla tavola imbandita (con grande fatica, lo ammetto) prendere il computer e prenotare 2 biglietti a/r nel weekend per nientepopodimenocheNapoli!

E quindi libro nuovo di zecca, musica nelle orecchie e l’amica di sempre a fianco.
Quelle costanti, le mie, che ti fanno pensare “cosapossochiederedipiù?”

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Un’ora di viaggio. Troppo poco per addormentarmi, troppo tempo prima di poter addentare la prima sfogliatella!
Soprattutto perchè quando arriviamo a Napoli, dopo il primo abbraccio con Max che ci aspetta in stazione inizia una corsa contro il tempo per cercare di sederci da Sorbillo (una delle pizzerie storiche di Napoli) che, ok che qualcosa da smaltire ce l’avessi…ma se non mi sono mai iscritta ad una maratona, un motivo c’è.

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Ma tant’è. Arriviamo.
Ecco “cercare di sederci” in questo caso non è un eufemismo, è pura utopia.
Troppa gente, troppa fila…troppa fame!
E poi abbiamo un programma serratissimo, non possiamo permetterci tutta questa attesa decidiamo quindi di ripiegare per un pranzo fugace dando appuntamento al resto della ciurma alle 15:30 da Gambrinus.

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Ecco, altra precisazione: se a Napoli dai appuntamento dopo pranzo ad un’amica che non vedi da un po’ di tempo…può succedere che dopo aver bevuto uno dei caffè più buoni che ricordi, ti ritrovi in mano una barattolo di mulignane sott’olioamici vi ho portato le melanzane sott’olio che ha fatto mamma, ma voglio una foto mentre le mangiate, sennò mamma ci rimane male!”

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Baci, abbracci, melanzane, risate…e si riparte.
A questo punto l’unica cosa che ci divide dal tunnel borbonico è un’imbracatura, un cappello da speleologo con tanto di torcia, guanti alla mano e spiegazioni di rito.
Eseguiamo alla lettera tutto quello che ci spiega pazientemente Mauro, la nostra guida.
Una di quelle persone che ama il suo lavoro e lo fa percepire dal primo all’ultimo istante di questo tour.
Ed è così che ci ritroviamo in fila indiana, esploratori curiosi di questa meravigliosa Napoli sotterranea.

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Sì, perchè ci sono quelle città che devi osservare col naso all’insù per cercare di capire dove finisce quel grattacielo o quella torre panoramica.
Ci sono quelle che puoi ammirare dai tetti o perderti nei canali.
Capitano poi quelle città che conosci scrutandone i particolari, cercando i dettagli e guardando le persone. Ed è il caso di Napoli.
Ma questa volta Napoli è anche andare in profondità, cercare di non trascurare nulla, conoscere il mondo che si cela sotto. E rimanerne meravigliati.

“…per ogni cosa c’è un posto, ma quello della meraviglia è solo un po’ più nascosto…

Ed è vero.
E’ nascosto nell’acquedotto, nell’immaginarsi il lavoro dei pozzari, nell’esplorazione della cisterna.
Nei simboli della massoneria incisi nel tufo… “…circa due anni fa sono venuti dei massoni, della loggia Grande Oriente, quando siamo arrivati qui davanti ci hanno chiesto di allontanarci e di lasciarli soli…dovevano compiere un rito”

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La curiosità ed il fascino di questo percorso aumenta ad ogni passo.
Per questo quando arriviamo alla fine del percorso la stanchezza di queste due ore sotto terra non si percepisce affatto.
Ma non abbiamo tempo per considerazioni romantiche, Max ci lascia una quarto d’ora a testa per prepararci prima di prendere parte al Mercante in fiera a casa Bello, un evento unico nel suo genere.
Quelle cose che ti fanno amare le tradizioni, i riti appunto.

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Si percepisce la tradizione, gli aneddoti accumulati negli anni, la voglia di stare insieme il sapore vero dell’Amicizia.
La stessa che si è rotta quando Carlo, la mascotte della nostra squadra, ha scoperto che ci eravamo appena aggiudicate un’asta per 155€!

Ecco, non so se ho temuto di più il suo sguardo a fine serata o la sveglia delle 8 impostata per l’indomani.
Ma con innegabile fatica ci alziamo dal letto e con altrettante impresentabili occhiaie mi presento davanti a Manu che ci aspetta davanti alla biglietteria per iniziare un altro tour, il Miglio Sacro.
Percorrere un miglio sottoterra vuol dire scoprire che San Gennaro era un uomo alto 1,90m, rimanere sbalorditi per la quantità di teschi e di ossa del cimitero delle fontanelle, passare per il Rione Sanità e accorgersi della storia millenaria e della tradizione che si nasconde in ogni suo angolo, in ogni panno stesso, in ogni paniere sceso dal balcone.

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Le poche ore di sonno e la stanchezza iniziano a farsi sentire e noi dobbiamo riscattarci per il pranzo del giorno prima.
Corriamo da Pizzeria Lombardi, e ci perdiamo in quelle chiacchiere lente e sorridenti che ti ricordano che non solo è Domenica, ma che sei a Napoli in compagnia dei tuoi amici.
E allora il Tempo si blocca, si ferma, rallenta. L’inesorabile non è più scadito dal ticchetìo delle lancette ma dalle risate, qualche foto, e l’organizzazione di weekend futuri.

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Sì, alle cinque parte il treno, ma c’è tempo, ancora un po’.
Per godere di questi attimi.
Per godere del profumo che emanano le sfogliatelle di Attanasio (souvenir senza il quale non avrei potuto mettere piede dentro casa) e per godere dei racconti di Manu su uno spettacolo teatrale che entra di diritto nei buoni propositi del 2015 alle porte.

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E salendo sul treno, penso ad una cosa. Che è una conferma.
Ci sono quelle Amicizie per cui le distanze, quelle spazio temporali non sono e non saranno mai un ostacolo.
Ed io, sono fortunata.

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Venezia, quando l’Amicizia è una cosa semplice.

12 Dicembre 2014.
Si torna a Venezia, si torna dai fioi.

E con loro, scopriamo un altro pezzetto di mondo, che ci mancava.
Dopo tante volte in laguna, la nostra prima volta a Murano e Burano.
Simili nel nome, ma non gareggiano per bellezza: Burano fa parte di un altro campionato.
L’isola del vetro, una. Famosa per i merletti, l’altra.
Ma manifatture entrambe lontane dalle mie mire.
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Piuttosto, parliamo di cose interessanti: i bussolà!
I biscotti più buoni (e calorici) che io abbia mai mangiato: un tuorlo d’uovo e un panetto di burro più o meno per ogni ciambellina.
Consigliati più volte e scoperti grazie al consiglio di una signora “...andate da Bruno, il proprietario è Napoletano, ma la cucina è Veneziana doc..
Cercavamo un bacaro come una volta, e siamo stati accontentati.
Ai Bisatei“, così si chiama il ristorante di Bruno, burbero ma accogliente al tempo stesso.image_2

Ci offre mini spritz e iniziamo le danze.
Gli chiedo se è lui il proprietario partenopeo di cui ci avevano parlato e mi risponde con estrema fierezza “…di Spaccanapoli!
Quindi mi viene spontaneo chiedergli com’è per un Napoletano vivere a Murano e anche in questo caso la risposta è pronta e sicura “...da 4 milioni di abitanti a 4 mila. È meraviglioso. Mi vogliono fare sindaco qui
E non stento a crederlo.
Soprattutto quando si presenta con un mini flûte di vino e ci tuffa dentro la goduria di cui sopra.
Con l’occhiolino suggerisce “teneteli dentro 10 secondi“.
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Sazi e felici, ci dirigiamo verso Burano.
Mi innamoro letteralmente.
Sembra di stare in un presepe.
Le casette colorate. Le luci di natale che poco a poco iniziano ad accendersi.
Un incanto.
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Ed è lì che penso alla frase: l’amore è una cosa semplice.

Ma l’Amicizia? Anche lei può esserlo?
Questa amicizia, nata per caso ad Erice, in Sicilia.
Che ha visto bacari tour, carnevali, osterie e sagre delle castagne.
Che ha attraversato l’Italia, passando per Roma, che è rimasta nel cuore per una cena in fraschetta.
Che ha viaggiato fino a Lecce, che ha sconfitto il freddo di Torino arrivando a festeggiare un Capodanno insieme a Vienna

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Che dopo un anno e mezzo, ci ritroviamo a bere vino, tanto vino, molto vino.
A cantare squarciagola, ballare il twist e ridere a crepapelle.

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Sí, l’Amicizia é una cosa semplice.
Quando è fatta di persone così.

Viaggiare, è un lungo…mangiare.

Lo so, non era esattamente così che recitava il detto.
Ma questa frase calza a pennello con il mio ultimo weekend Torinese.
Ok, è anche vero che il cibo è una componente importante in o g n u n o dei miei viaggi…ma questa volta, ho un po’ esagerato.

Riassumerei quest’ultima cartolina che porto via da Torino, intitolandola “i piaceri della vita“.
Quelli che ti fanno riscoprire i cinque sensi.
Che ti riscaldano con un abbraccio e shekerano nell’effervescenza di una risata.
Due. Tre. Un numero indefinito.

E cosi porto dietro l’immagine del buongiorno perfetto: risveglio a casa di Ale, che affaccia sulla meravigliosa Gran Madre.
Ancora per poco.
No, non spostano la chiesa.
E nemmeno casa di Ale.
Semplicemente deve trovarsi un’altra sistemazione ed abbandonare a malincuore una delle case più belle di Torino.

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La lasciamo momentaneamente anche noi con una lenta e pensierosa passeggiata lungo il Po, illuminato da un Sole alto e raro.

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È stato un weekend tetris.
Dicevo sempre così quando tornavo a Roma.
Quando tornare a casa
voleva dire incastrare colazioni, pranzi, incontri al semaforo, saluti per le scale, birre, aperitivi e slittare un appuntamento anche di una mezz’ora voleva dire irrimediabilmente: fallimento!!!
Questa volta l’organizzazione al cardiopalma è capitata a Torino.
Per questo poco dopo ci troviamo a bere seduti davanti a bagel, tea caldo e cupcakes.
Pasticceria sweet lab.
Una bakery favolosa in via Principe Amedeo, 39.

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É qui che faccio l’incontro più dolce del weekend, finalmente conosco il mio nipotino acquisito, Vittorio.

Con quella compagnia non avrei potuto desiderare e chiedere di più.
Ma questo posto merita una visita.
A prescindere.

Ci concediamo lunghe chiacchiere prima di alzarci di nuovo per un’altra direzione e intrufolarci tra i vicoli di Torino.
L’amore per questa città, croce e delizia fino a qualche mese fa, la riscopro in ogni angolo.
Passiamo nella mia piazza preferita, Piazza San Carlo, e godiamo di una delle istallazioni più belle di Luci d’artista.

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Ma stavolta è la sete di shopping ad avere la meglio: entriamo da Mondo e ci perdiamo nei racconti del commesso che incurante della chiusura del negozio, ama il suo lavoro e ci racconta di Erareclam.
Brand che rimette in vita la pubblicità realizzando cinture, borse, pouf attraverso ex cartelloni pubblicitari

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È ora di cena.
E come di consueto nei quasi due anni a Torino, se dici cena, dici San Salvario.
Stavolta optiamo per “La Piola di San Salvario” via Saluzzo, 42.
Ordino una battuta di Fassone.
Un altro must della mia vita Torinese.
Da lì i ricordi sono vaghi, effervescenti, sorridenti, allegri, nostalgici.
Ed è così che finiamo a casa di Ale, a bere un’eccellenza siciliana, a parlare di spotify, parlare di viaggi e…a pianificare il brunch della domenica.

Eh si, per fortuna il nostro fegato non si lascia impressionare facilmente, così il giorno dopo sotto consiglio di Nic ci ritroviamo da Pai bikery.

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Officina specializzata in bici da corsa, scatto fisso, single speed, ma soprattutto cibo eccellente.
Il brunch della Domenica è qui.
Con ritmi lenti, odori di casa.
È per questo che passiamo 3 ore a chiacchierare senza neanche accorgercene.

E giuro, senza neanche accorgermi che dopo qualche ora, siamo di nuovo seduti.

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Open baladin, piazza Valdo fusi.
Anche qui sono i ricordi a farla da padrone.
Monaco, la foto del “dopo 3,4,5 litri”
L’appuntamento cinema del mercoledì.
Gli aneddoti del lavoro, quelli delle uscite.
Il sano gossip tra amici.

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Quei momenti che mi gettano con forza nella nostalgia di un pezzo di vita vissuta.
Importante.
Indelebile.

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Così finisce il weekend, con una sveglia alle 5 del mattino che mi riporta a casa.
Salendo sul treno lascio un fegato, le corde vocali e un pezzo di cuore.
Che sommate alle 47379953 calorie darebbero un bilancio decisamente negativo.
Ma la verità, è che non vedo l’ora di tornare.

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“E allora intanto andiamo, che poi per arrivare c’è sempre tempo.”

Non ricordo il momento esatto in cui ho fatto questa scoperta.
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Cioè, non ricordo a quale periodo si riferisce la presa di coscienza di una delle poche (ma ferme) certezze della mia vita: VIAGGIARE.

Così, con il verbo all’infinito. Come le volte che senza indugio salirei su un treno, un aereo o in macchina con valigia al seguito, pronta per andare in avanscoperta.

Non ricordo il momento esatto ma fin dove ho memoria…è così da sempre.
Sms e fiumi di mail prima, logoranti ma funzionali gruppi su whatsapp dopo
(con tanto di: proposta di meta / giorni ed orari di partenza ed arrivi /costi ed aggiornamenti…della serie “rompipalle sì, ma con metodo e grado di dettaglio elevatissimo“!) sono la testimonianza di questo amore incondizionato.

E il conto in banca è la prova che 9 volte su 10, vuoi per entusiasmo per curiosità o semplicemente per sfinimento, la risposta al mio “prenotiamo?”...è positiva! 

Motivo per il quale, da qui ad un mese l’agenda dice VARSAVIA – TORINO – AMSTERDAM!
Motivo per il quale…trovatemi un secondo lavoro o finirò sul lastrico! (mmm…vagabonda, perchè no?! 🙂

Ma se i viaggi in progress sono 3…molti, troppi di più, sono quelli che sogno di fare.
Così, quando qualche giorno fa ho letto che “la differenza tra un sogno ed un obiettivo, è una data” ho pensato di buttar giù questa lista dei desideri.
Che sia un supporto per pianificare e prenotare…e che sono sicura di incrementare nel tempo, ma le cui voci spero di depennare una dopo l’altra in ordine sparso.

Insomma… Prenotiamo?! 🙂

1. Giappone – durante la fioritura dei ciliegi
2. Avenue Verte (ovvero: Parigi-Londra in bici)
3. Paesi Baschi on the road
4. Thailandia
5. Grecia in motorino (memo: ricordati che ancora non lo sai portare. Ok facciamo in quad)
6. Rio de Janeiro – possibilmente durante il carnevale
7. Partecipare alle prossime Olimpiadi
8. Guardare da vicino un canguro, in Australia
9. Coast to Coast in U.S.A
10. Tornare a Parigi per la 4° volta
11. Feria de April a Siviglia
12. Visitare le 5 regioni di Italia ancora mai viste (quindi la Basilicata esiste sul serio?)
13. Cipro (e dare un volto ai racconti di Silvia)
14. Amsterdam (28-30 Novembre…arrivo)
15. Finire il mio on the road in Sicilia
16. Capodanno in un posto qualsiasi della Spagna o del Portogallo e mangiare 12 chicchi d’uva
17. Istanbul
18. Fare un hammam a Marrakech
19. Tornare a Londra
20. Varsavia (18-20 Ottobre…manca poco)
21. Nuotare con i delfini a Malta
22. Cammino di Santiago
23. Vedere un esemplare di Beluga in Canada
24. Mangiare un piatto di amatriciana ad Amatrice
25. Oslo
26. Salire sulla statua della libertà
27. India – zaino in spalla
28. Mangiare un fritto misto piemontese (2 anni a Torino…che vergogna!)
29. Cascate del Niagara
30. Visitare tutti le nazioni europee
31. Corsica on the road
32. Pompei ed Ercolano
33. Ninfa a Latina (quasi, quasi domani…)
34. Tornare a San Pietroburgo durante le notti bianche
35. Ivrea durante la battaglia delle arance (e dare una soddisfazione a Filippo)
36. Weekend tra i colli umbri
37. Guardare una partita di NBA al Madison (Memli questa è colpa/merito tuo)
38. Portogallo on the road
39. Tornare a Barcellona e godermela.
40. Napoli sotterranea (quando Max?)
41. Assistere ad un musical a Broadway – Il Re Leone?
42. Visitare l’ultima villa di Tivoli che non ho ancora visto
43. Pennabilli per il buskers festival
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4. Tornare a Monaco per l’oktoberfest (e non una settimana dopo)
45. Costiera amalfitana
46. Normandia (e dare un volto ai racconti di Gerry)
47. Andare in crociera
46. Tour della Turchia in caicco
47. Tornare in Malawi
48. Mangiare cibo cinese in Cina
49. Visitare il Moma
50. Scozia
51. Dublino durante il S. Patrick’ day
52. Fare un interrail
53. Visitare Praga
54. Andare a Trieste
55. Arrivare in Svizzera con il Bernina Express (ovvero: il trenino rosso)
56. Partire sola per un Viaggio
57. Vedere l’aurora boreale
58. Fare un viaggio in autostop
59. Andare in Messico
60. Venezia durante il redentore
61. Copenaghen
62. Visitare tutti e 5 i Continenti
63. Sri-Lanka
64. Fare un viaggio in moto
65. Kenya
66. Guardare una piramide da molto vicino
67. Polinesia (con tanto di tatau)
68. Cous Cous Festival a San Vito Lo Capo
69. Bere rum cubano a Cuba
70. Sperimentare la cucina libanese in Libano
71. Giro delle 7 chiese a Roma
72. Isola del Giglio
73. Dormire in un motel negli Stati Uniti
74. Tornare in Salento per la notte della taranta
75. Taormina
76. Tour delle Cicladi
77. Salire sull’ Orient express
78. Completare la Transiberiana
79. Svegliarmi a Singapore
80. Tornare a Cordoba
81. Rotterdam
82. Nuova Zelanda
83. Andare a trovare Gianni in Canada
84. …..Continuare ad avere tutto questo entusiasmo e non smettere mai di aver voglia di viaggiare…
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72 ore a Catania

Il rischio di una toccata e fuga in un posto, è che se non riesci a governare la sete di vedere, fare, visitare, scoprire….alla fine succede che ti ritrovi con il costume da bagno a fare la fila davanti al botteghino di una basilica con lo scontrino per un mojito, dopo aver fatto colazione.

Noi non abbiamo voluto correre il rischio: ce la siamo goduta!
Non abbiamo mangiato gli arancini di Savia e dovuto rinunciare all’escursione sull’Etna è vero, ma sono solo due dei tanti motivi per cui torneremo.

Gli altri si trovano in ordine sparso nelle 72 h trascorse in un posto così straordinario.

Diciamo che se penso all’inizio…ricordo di aver temuto per più di qualche minuto di non poterlo raccontare questo viaggio.
Il perché sta nelle pupille dilatate dello steward di Ryanair, nella sua ironia macabra, nell’inglese sbiascicato e nel suo insolito modo di aprire sportelli e cassettoni dell’aereo (ora ho la prova-provata che siamo diretti discendenti delle scimmie)

Ma è andata! (fiuuuuu)
Arriviamo a Catania, troviamo Fabrizio ad attenderci e grazie a lui e alla sua ospitalità iniziamo a familiarizzare con il posto (familiarizzare = mangiare la prima cartocciata di una lunga, infinita, serie, all’ 01:30 di notte)

Ora, per chi non avesse ancora avuto il piacere (RIMEDIATE) una brevissima spiegazione:
“Cartocciata” dicesi uno degli elementi più rappresentativi della Tavola Calda siciliana.
Tavola Calda siciliana dicesi patrimonio dell’umanità!

E’ bastato poco per familiarizzare, e ancora meno per ingrassare quei 2-3 kg che la mia adorata Sicilia è solita regalarmi.
Ma si sa è una terra generosa ed io la amo anche per questo.

Continua il tour notturno per il centro di Catania e finiamo ad Acitrezza con un Mojito espresso e la spiegazione di Tina sulle proprietà benefiche di questa magica pozione del divertimento perchè vedi Fabrizio, il Mojito è un ottimo drenante consigliato da tutti i dottori e soprattutto è un pasto completo: c’è la verdura, la frutta, le proteine dell’alcool…
Ecco tutto si può dire a questa ragazza tranne che non sia convincente.

Giusto qualche ora di sonno in un letto comodo ed ospitale che siamo pronti a ripartire, direzione Lido San Lorenzo.

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Dopo il tour dello scorso anno, che la Sicilia avesse degli angoli di paradiso e delle spiagge stupende non era un segreto, ma ancora una volta, di fronte ad un’Acqua così cristallina non si può non rimanere a bocca aperta.

Se poi ci metti che ho ordinato una brioches con granita di gelsi e panna, la bocca diventa piena e soddisfatta.

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Dopo un bagno, qualche selfie, molti, troppi spritz con il tramonto a farci compagnia ci rimettiamo in viaggio per raggiungere Marzamemi.

E se vi capita di andare, è lì che troverete il mio cuore: un colpo di fulmine continuo con ogni suo angolo.
Un piccolo borgo di marinai dove il tempo sembra scorrere più lento rispetto al consueto muoversi delle lancette.
Una piazzetta dove si respira un’atmosfera autentica e genuina.
I pescherecci arenati al porticciolo, il sole che tramonta piano piano…mi sono innamorata.

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Ma il romanticismo si fa presto da parte per lasciare spazio ad un pò di sana movida Catanese, salutiamo Fabrizio, lo ringraziamo per l’ospitalità e per aver fatto da Cicerone in terra straniera e giusto il tempo di lasciare le valigie nel nostro nuovo nido d’amore che ci ritroviamo nel caos ordinato di Via Santa Filomena.

Ecco, come fai a non amare una città che all’1 di notte ti permette di sederti ad un ristorante ed iniziare a cenare?
Soprattutto se il posto si chiama FUD ed ogni particolare concorre a deliziare i cinque sensi.

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Non ci facciamo spaventare dall’ora tarda e in pochi minuti ci troviamo davanti ad una birra artiginale, un trittico di benvenuto offerto dalla casa e dopo un leggero imbarazzo della scelta tra le specialità della casa optiamo per un hamburger di melanzane.
Mai scelta fu più azzeccata.

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La serata prosegue in scioltezza, molta scioltezza… tant’è che il moscow mule ce lo facciamo da sole mentre decidiamo cosa fare il giorno dopo.

Non so se è merito del cocktail home made, ma non potevamo scegliere programma migliore per la nostra domenica siciliana.

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Dopo una colazione veloce decido di portare Tina da Wine & Charme, un’enoantiquoteca degna di nota (e degna di uno spazio dedicato qui dentro) dove ad accoglierci troviamo il sig. Antonio.
Stavolta lo riconosco subito e anche questa volta è palpabile la passione per quello che fa, l’assoluta dedizione e l’amore per la sua terra.
Forse è anche per questo che quando confessiamo di aver fatto colazione con un cappuccino quasi ci rimprovera: “La colazione a Catania è con granita e Brioche“.
Per redimerci accettiamo il suo il invito ad assaggiare il liquore al pistacchio: anche se sono appena le 11:00 non ce ne pentiamo.

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Così come non ci pentiamo degli altri due consigli che riceviamo in risposta alla nostra richiesta.
Mare e Cena a base di pesce crudo.

La prima domanda ci porta ad Acitrezza.
E dopo un rilassante giro turistico con tanto di pullman a due piani, ci ritroviamo a nuotare tra pesciolini e faraglioni.

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Non potremmo chiedere di più, ma decidiamo di spingerci oltre ed è un attimo che davanti abbiamo un spritz “perchè l’aperitivo è uno stato d’animo” e noi ci sentiamo così: libere e spensierate.

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La stessa libertà con la quale poi a cena ci ritroviamo sole solette all’Ambasciata del mare e decidiamo di ordinare Ostriche, Gamberi Crudi, Anelli, Alici, Scampi, Salmone, Pasta con Pesce Spada, Cartoccio Misto, e bagnare il tutto con un ottimo Etnea Bianco.

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Uno dei momenti più intensi della vacanza.
Non per il pesce delizioso ma per la compagna di questo viaggio.
Per lo scambio, la condivisione, la scoperta di aver provato le stesse paure, per i pezzi di vita simili per quelle risate trasformate in lacrime e poi di nuovo in spensieratezza davanti ad un mojito.

Così si conclude questo viaggio stupendo: con poche ore di sonno, un arrivo all’aeroporto con un autista bizzarro, la perenne acidità di stomaco data dalla dieta siciliana fatta di spritz e cartocciate e la corsa contro il tempo per l’acquisto di un souvenir a base di ricotta e cioccolato.

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Perché si sa… le diete del Lunedi, non hanno mai funzionato!

Milano e la relatività del tempo.

Ultimo viaggio: Milano.
5 giorni vissuti come…10? due settimane? un mese? …boh, cognizione del tempo persa.

Prima tappa: Piazza Gae Aulenti, evento Williams Martini Racing.

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Quei momenti di lavoro che ti ricordano perché lo ami, questo lavoro.
E perchè lo hai scelto.
Ore, settimane, mesi, a lavorare su qualcosa che sembra astratto (o a sentire le tue colleghe farlo, in questo caso)
Sposta la linea, metti il logo più grande, l’Artista è allergico alla moquette cambia albergo
E poi finalmente…BAM!

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XXV Aprile 10
Ti ritrovi davanti a tutto il Lavoro, sembra svanire qualsiasi fatica, riesci a godere delle soddisfazioni, quelle grandi, quelle meritate.

Anche in un momento, come questo, in cui in realtà non lo ricordi così bene perchè hai scelto questa strada…e quindi è tutto un pò in discussione.

Discussione aperta al confronto, con te stessa, con la realtà che ti circonda, con stimoli esterni e nuovi.

E Milano ben si presta a questo. E alla voglia di camminare senza meta.
Brera. I suoi negozi. I concept store. L’aria che si respira.

Un quartiere che sembra uno stato d’animo.
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Ed è in Momenti come questo che amo camminare, macinare km, osservare, catturare per rielaborare o anche solo per godere del momento.
E sono questi i momenti in cui amo passare del tempo da sola.
SOLA.
Perchè l’unico desiderio è poter assecondare i miei tempi e nient’altro.

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Quanto amo quei “dobbiamo parlare” che rivolgo a me stessa.
Che mi fanno andare a fondo nelle cose. Sviscerandole.

Stavolta è passeggiando per Corso Como, dopo l’ultima serata di evento, che ho dato appuntamento davanti ad un caffè, alle mie domande.

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Prima di una full immersion davanti al computer
(Ecco, dicevamo, perchè l’ho scelto questo lavoro?!)
E’ stato bello passeggiare, fermarsi, ordinare il mio caffè e apprezzare un momento di relax, di pace interiore.

Pieno di domande è vero, ma con la consapevolezza, che a prescindere da come e quando, troveranno una risposta.

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Ed ora?
Ora ho tolto il maglioncino dalla valigia e infilato costume e pareo.
La Sicilia mi aspetta.