#Micaperdavvero, qualcuno ha detto Ponte? 

Percepiti 40 gradi.
Sul treno che da Palermo ci porta a Cefalù un ragazzo prova ad aprire più volte il finestrino. Al tentativo più fortunato, esclama: “Come la salsa di pomodoro. Fai tanti sforzi, poi arriva qualcuno e con una botta sola la apre”.

E la vita è un po’ così.
Come la salsa di pomodoro.
Come il finestrino che sembra non aprirsi, e all’improvviso ti regala una boccata d’aria.

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La scorpacciata d’ossigeno fatta a Palermo prevedeva pochi obiettivi, ma buoni:

Rilassarci sotto il sole.
Pariare (che no, non è un termine siciliano, ma queste sono le conseguenze da considerare se vai in vacanza con una Napoletana doc).
Affogare. Nell’olio delle melanzane.

Ebbene:
Il Sole ci regala due giorni splendidi.
Il terzo giorno gioca a nascondino ma noi ci divertiamo con lui scoprendo dei pezzetti di Palermo che altrimenti non avremmo visto.

Sono tornata a casa con il mal di pancia dalle risate.
O forse sono state:

  • Le 5 caponate in due giorni, manco fossero prescritte dal medico “2 volte al dì, durante i pasti“.
  • La briosche verticale farcita con gelato per la colazione della Domenica mattina. Perchè bisogna vivere bene.
  • Il fritto delle panelle o quello delle arancinE (catenesi, non me ne vogliate) da un kg l’una.
  • Il panino con la parmigiana di melanzane che sa di eternità. Come la cipolla delle caponate.
  • La granita di gelsi.
  • I tagliolini limone e bottarga. Tutta quella che avevano in casa.
  • La pasta al forno coi cerchietti, che la devi provà pefforza.

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E se quello che succede in vacanza, rimane in vacanza, vi prego grassi e carboidrati non tornate con me.

Ma non è stata una vacanza di solo cibo.
Non di solo Palermo.
C’è stato il mare di Mondello che sembra una piscina.IMG_2903
Il mercato di Ballaro’ prima e quello di Vucciria dopo.FullSizeRender

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La passeggiata per Cefalu’ che sembrava di stare dentro ad un presepe.
Il porticciolo della Cala e il book fotografico.IMG_3439
Ma soprattutto è stata Monreale e la passeggiata in Taxi con Angelo che ci racconta aneddoti e una Palermo vista in soggettiva, la sua.
E l’incontro con Marco ed Enrico di Le Barrique. Quelle perle che amo scoprire in giro per il mondo, e quelle conoscenze che ti fanno scoprire dei pezzi di mondo.IMG_3320

Perché succede che dopo aver pranzato da loro con un tagliere patrimonio dell’Unesco, ci offrono un birra che termina sul Monte Pellegrino per regalarci l’emozione di vedere Palermo dal santuario di Santa Rosalia.

Perché ci stanno quelle cose che ti RRRRRestano nel cuore“, diceva Marco.
Ecco.

 

 

 

Sopravvivere ad un trasloco – lo stai facendo sbagliato!

La cosa bella dei traslochi (ah, c’è una cosa bella, quindi?!)
Dicevamo.
La cosa bella dei traslochi è che sì, prepari le scatole, ti spazientisci ed annoi a morte, procrastini come mai nella vita, tiri fuori un sacco di polvere, apri e chiudi il frigorifero ancora più compulsivamente…ma è anche un po’ come aprire il tuo personale vaso di Pandora.

E come quando apri una scatola confezionata dove tutto è stato incastrato al millimetro …poi niente ritorna al suo posto e anzi, ringrazia se rientra tutto.
Puoi pure mentire a te stessa e farti credere che hai fatto un corso in impacchettamento, ma cara mia..non s’ha da fare!
Quindi sei lì che cerchi di ottimizzare qualsiasi cosa.
Il tempo
lo spazio
lo scotch
apri il frigorifero
il cartone,
fai le liste
chiudi il frigorifero
le scatole grandi
quelle piccole e…ok. si è capito. 

E finisce che l’unica cosa che ottimizzi è il fatturato di Kleneex

Ed è assurdo come ogni volta (ah già, vero! “Ciao sono Micaela ho 25 anni e sono al mio sesto trasloco“).
Dicevamo.
E’ assurdo come ogni benedetta volta parti convinta di fare man bassa di fogli, foglietti, biglietti del cinema, scontrini, rose appassite, cd masterizzati e gadget improbabili presi in altrettanti eventi improbabili.
Ti senti un po’ come quegli pseudo mostri che si vedono nei film, sì quelli tritatutto con tanto di armatura pronti a sterminare l’intera umanità.
E tu pensi di essere più o meno come loro con la tua specie da sterminare, quella dei ricordi e alla fine hai la conferma che non solo sei un’accumulatrice seriale, ma a quanto pare sei pure un’inguaribile romantica.
E con gli anni, ‘ste due caratteristiche possono fare grandi cose insieme: sì portarti a vivere in una cemeretta che sembra più che altro un robivecchi, per esempio.

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Succede quindi che ti prepari psicologicamente alla nuova era del “ciao sono Micaela (quella di prima!), ho 25 anni e sono 3 giorni che non accumulo niente!” e…velocizzi i gesti.
Una sorta di lotta contro-il-tempo-contro-te-stessa.
Della serie “e mo’ ti frego!
Certo, se tu il biglietto del cinema che si è sbiadito e non sai più nemmeno a quale film faccia riferimento, lo butti velocemente senza guardarlo, potrebbe essere che ce l’hai quasi fatta!
Un po’ più complicato quando hai davanti la fascia del primo concerto di Ligabue, che pure se è un po’ impolverata fa sempre la sua porca figura o la corona di alloro della laurea che ogni giorno perde una foglia ma che tu con perseveranza lasci lì agonizzante in attesa di una morte definitiva.

E alla fine arriva…Molly! No, alla fine arrivano i libri.
E da quelli non ci si separa a prescindere. Mai. Never. Nunca. Non se ne parla!
Anzi, non vedi l’ora di risistemarli nelle future librerie, anche con un certo ordine, il tuo.
Ci sono quelli che ti porteresti un po’ ovunque.
Quelli che ho portato anche a Torino, così…per farmi compagnia.
Per rendere una casa nuova, la mia casa.
Per quell’aria familiare che sanno avere i libri.

Li prendi in blocco, li incastri a tetris negli scatoloni.
Lo sai che li porterai.

Sono i superstiti di qualsiasi trasloco per questo non ci perdi troppo tempo.
Quasi con tutti, tranne che con lui. Il tuo primo libro.

Dai, le abbiamo tutti quelle letture che un po’ ti cambiano.
Un po’ per sempre intendo.
Sono quelle che tornano ricorrenti nella vita, che giocano a nascondino ma che certe volte voglio proprio farsi tanare. “ciao, io mi nascondo, ma se tu proprio non mi trovi vienimi a cercare qui, nascosto in quella frase che proprio sarebbe perfetta per questo momento della tua vita.”

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Ecco. Il piccolo principe.
Il mio, non quello che ho reagalato a Jacopo a Natale.
Non quello che ormai trovi pure al supermercato. No, proprio il mio.
E sorrido.
Non per la carta ingiallita, per la copertina trasparente con la quale lo avevo foderato.
Non per il segnalibro a forma di tartaruga.
Perchè lo sfoglio, finisco quasi per leggerne metà e arrivo ad una frase e come consuetudine quando un pensiero mi colpisce, faccio un’orecchietta alla pagina.
E sorrido
Perchè mi accorgo che quella pagina l’orecchietta ce l’ha già. E allora penso che cambiano tante cose.
Cambiano le case, cambia la famiglia, cambia che sei più grande, che certe parole non hai più bisogno di andare a cercare sul dizionario e che a prescindere adessero useresti internet.
Cambiano i comodini cui poggiarceli sopra i libri, e cambiano i cuscini dove abbandonare i pensieri.
Ma certe cose no, non troveranno mai il tempo come proprio alleato.

«Che cosa vuol dire ‘addomesticare’?
“È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire ‘creare dei legami’…”
“Creare dei legami?”
“Certo”, disse la volpe. “Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo”»

Ah, che belli i traslochi!
(Questa frase potrà essere utilizzata contro di me, ho diritto a rimenere in silenzio, ho diritto ad un avvocato, ma se è un facchino tutto fare, meglio!)

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Napul’è mille culure

Ciò che più mi piace dei miei Viaggi, è quell’immancabile dose di improvvisazione alla quale proprio non riesco, e non voglio, rinunciare.

Quella che un 26 Dicembre qualsiasi ti fa alzare dalla tavola imbandita (con grande fatica, lo ammetto) prendere il computer e prenotare 2 biglietti a/r nel weekend per nientepopodimenocheNapoli!

E quindi libro nuovo di zecca, musica nelle orecchie e l’amica di sempre a fianco.
Quelle costanti, le mie, che ti fanno pensare “cosapossochiederedipiù?”

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Un’ora di viaggio. Troppo poco per addormentarmi, troppo tempo prima di poter addentare la prima sfogliatella!
Soprattutto perchè quando arriviamo a Napoli, dopo il primo abbraccio con Max che ci aspetta in stazione inizia una corsa contro il tempo per cercare di sederci da Sorbillo (una delle pizzerie storiche di Napoli) che, ok che qualcosa da smaltire ce l’avessi…ma se non mi sono mai iscritta ad una maratona, un motivo c’è.

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Ma tant’è. Arriviamo.
Ecco “cercare di sederci” in questo caso non è un eufemismo, è pura utopia.
Troppa gente, troppa fila…troppa fame!
E poi abbiamo un programma serratissimo, non possiamo permetterci tutta questa attesa decidiamo quindi di ripiegare per un pranzo fugace dando appuntamento al resto della ciurma alle 15:30 da Gambrinus.

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Ecco, altra precisazione: se a Napoli dai appuntamento dopo pranzo ad un’amica che non vedi da un po’ di tempo…può succedere che dopo aver bevuto uno dei caffè più buoni che ricordi, ti ritrovi in mano una barattolo di mulignane sott’olioamici vi ho portato le melanzane sott’olio che ha fatto mamma, ma voglio una foto mentre le mangiate, sennò mamma ci rimane male!”

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Baci, abbracci, melanzane, risate…e si riparte.
A questo punto l’unica cosa che ci divide dal tunnel borbonico è un’imbracatura, un cappello da speleologo con tanto di torcia, guanti alla mano e spiegazioni di rito.
Eseguiamo alla lettera tutto quello che ci spiega pazientemente Mauro, la nostra guida.
Una di quelle persone che ama il suo lavoro e lo fa percepire dal primo all’ultimo istante di questo tour.
Ed è così che ci ritroviamo in fila indiana, esploratori curiosi di questa meravigliosa Napoli sotterranea.

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Sì, perchè ci sono quelle città che devi osservare col naso all’insù per cercare di capire dove finisce quel grattacielo o quella torre panoramica.
Ci sono quelle che puoi ammirare dai tetti o perderti nei canali.
Capitano poi quelle città che conosci scrutandone i particolari, cercando i dettagli e guardando le persone. Ed è il caso di Napoli.
Ma questa volta Napoli è anche andare in profondità, cercare di non trascurare nulla, conoscere il mondo che si cela sotto. E rimanerne meravigliati.

“…per ogni cosa c’è un posto, ma quello della meraviglia è solo un po’ più nascosto…

Ed è vero.
E’ nascosto nell’acquedotto, nell’immaginarsi il lavoro dei pozzari, nell’esplorazione della cisterna.
Nei simboli della massoneria incisi nel tufo… “…circa due anni fa sono venuti dei massoni, della loggia Grande Oriente, quando siamo arrivati qui davanti ci hanno chiesto di allontanarci e di lasciarli soli…dovevano compiere un rito”

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La curiosità ed il fascino di questo percorso aumenta ad ogni passo.
Per questo quando arriviamo alla fine del percorso la stanchezza di queste due ore sotto terra non si percepisce affatto.
Ma non abbiamo tempo per considerazioni romantiche, Max ci lascia una quarto d’ora a testa per prepararci prima di prendere parte al Mercante in fiera a casa Bello, un evento unico nel suo genere.
Quelle cose che ti fanno amare le tradizioni, i riti appunto.

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Si percepisce la tradizione, gli aneddoti accumulati negli anni, la voglia di stare insieme il sapore vero dell’Amicizia.
La stessa che si è rotta quando Carlo, la mascotte della nostra squadra, ha scoperto che ci eravamo appena aggiudicate un’asta per 155€!

Ecco, non so se ho temuto di più il suo sguardo a fine serata o la sveglia delle 8 impostata per l’indomani.
Ma con innegabile fatica ci alziamo dal letto e con altrettante impresentabili occhiaie mi presento davanti a Manu che ci aspetta davanti alla biglietteria per iniziare un altro tour, il Miglio Sacro.
Percorrere un miglio sottoterra vuol dire scoprire che San Gennaro era un uomo alto 1,90m, rimanere sbalorditi per la quantità di teschi e di ossa del cimitero delle fontanelle, passare per il Rione Sanità e accorgersi della storia millenaria e della tradizione che si nasconde in ogni suo angolo, in ogni panno stesso, in ogni paniere sceso dal balcone.

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Le poche ore di sonno e la stanchezza iniziano a farsi sentire e noi dobbiamo riscattarci per il pranzo del giorno prima.
Corriamo da Pizzeria Lombardi, e ci perdiamo in quelle chiacchiere lente e sorridenti che ti ricordano che non solo è Domenica, ma che sei a Napoli in compagnia dei tuoi amici.
E allora il Tempo si blocca, si ferma, rallenta. L’inesorabile non è più scadito dal ticchetìo delle lancette ma dalle risate, qualche foto, e l’organizzazione di weekend futuri.

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Sì, alle cinque parte il treno, ma c’è tempo, ancora un po’.
Per godere di questi attimi.
Per godere del profumo che emanano le sfogliatelle di Attanasio (souvenir senza il quale non avrei potuto mettere piede dentro casa) e per godere dei racconti di Manu su uno spettacolo teatrale che entra di diritto nei buoni propositi del 2015 alle porte.

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E salendo sul treno, penso ad una cosa. Che è una conferma.
Ci sono quelle Amicizie per cui le distanze, quelle spazio temporali non sono e non saranno mai un ostacolo.
Ed io, sono fortunata.

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72 ore a Catania

Il rischio di una toccata e fuga in un posto, è che se non riesci a governare la sete di vedere, fare, visitare, scoprire….alla fine succede che ti ritrovi con il costume da bagno a fare la fila davanti al botteghino di una basilica con lo scontrino per un mojito, dopo aver fatto colazione.

Noi non abbiamo voluto correre il rischio: ce la siamo goduta!
Non abbiamo mangiato gli arancini di Savia e dovuto rinunciare all’escursione sull’Etna è vero, ma sono solo due dei tanti motivi per cui torneremo.

Gli altri si trovano in ordine sparso nelle 72 h trascorse in un posto così straordinario.

Diciamo che se penso all’inizio…ricordo di aver temuto per più di qualche minuto di non poterlo raccontare questo viaggio.
Il perché sta nelle pupille dilatate dello steward di Ryanair, nella sua ironia macabra, nell’inglese sbiascicato e nel suo insolito modo di aprire sportelli e cassettoni dell’aereo (ora ho la prova-provata che siamo diretti discendenti delle scimmie)

Ma è andata! (fiuuuuu)
Arriviamo a Catania, troviamo Fabrizio ad attenderci e grazie a lui e alla sua ospitalità iniziamo a familiarizzare con il posto (familiarizzare = mangiare la prima cartocciata di una lunga, infinita, serie, all’ 01:30 di notte)

Ora, per chi non avesse ancora avuto il piacere (RIMEDIATE) una brevissima spiegazione:
“Cartocciata” dicesi uno degli elementi più rappresentativi della Tavola Calda siciliana.
Tavola Calda siciliana dicesi patrimonio dell’umanità!

E’ bastato poco per familiarizzare, e ancora meno per ingrassare quei 2-3 kg che la mia adorata Sicilia è solita regalarmi.
Ma si sa è una terra generosa ed io la amo anche per questo.

Continua il tour notturno per il centro di Catania e finiamo ad Acitrezza con un Mojito espresso e la spiegazione di Tina sulle proprietà benefiche di questa magica pozione del divertimento perchè vedi Fabrizio, il Mojito è un ottimo drenante consigliato da tutti i dottori e soprattutto è un pasto completo: c’è la verdura, la frutta, le proteine dell’alcool…
Ecco tutto si può dire a questa ragazza tranne che non sia convincente.

Giusto qualche ora di sonno in un letto comodo ed ospitale che siamo pronti a ripartire, direzione Lido San Lorenzo.

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Dopo il tour dello scorso anno, che la Sicilia avesse degli angoli di paradiso e delle spiagge stupende non era un segreto, ma ancora una volta, di fronte ad un’Acqua così cristallina non si può non rimanere a bocca aperta.

Se poi ci metti che ho ordinato una brioches con granita di gelsi e panna, la bocca diventa piena e soddisfatta.

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Dopo un bagno, qualche selfie, molti, troppi spritz con il tramonto a farci compagnia ci rimettiamo in viaggio per raggiungere Marzamemi.

E se vi capita di andare, è lì che troverete il mio cuore: un colpo di fulmine continuo con ogni suo angolo.
Un piccolo borgo di marinai dove il tempo sembra scorrere più lento rispetto al consueto muoversi delle lancette.
Una piazzetta dove si respira un’atmosfera autentica e genuina.
I pescherecci arenati al porticciolo, il sole che tramonta piano piano…mi sono innamorata.

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Ma il romanticismo si fa presto da parte per lasciare spazio ad un pò di sana movida Catanese, salutiamo Fabrizio, lo ringraziamo per l’ospitalità e per aver fatto da Cicerone in terra straniera e giusto il tempo di lasciare le valigie nel nostro nuovo nido d’amore che ci ritroviamo nel caos ordinato di Via Santa Filomena.

Ecco, come fai a non amare una città che all’1 di notte ti permette di sederti ad un ristorante ed iniziare a cenare?
Soprattutto se il posto si chiama FUD ed ogni particolare concorre a deliziare i cinque sensi.

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Non ci facciamo spaventare dall’ora tarda e in pochi minuti ci troviamo davanti ad una birra artiginale, un trittico di benvenuto offerto dalla casa e dopo un leggero imbarazzo della scelta tra le specialità della casa optiamo per un hamburger di melanzane.
Mai scelta fu più azzeccata.

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La serata prosegue in scioltezza, molta scioltezza… tant’è che il moscow mule ce lo facciamo da sole mentre decidiamo cosa fare il giorno dopo.

Non so se è merito del cocktail home made, ma non potevamo scegliere programma migliore per la nostra domenica siciliana.

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Dopo una colazione veloce decido di portare Tina da Wine & Charme, un’enoantiquoteca degna di nota (e degna di uno spazio dedicato qui dentro) dove ad accoglierci troviamo il sig. Antonio.
Stavolta lo riconosco subito e anche questa volta è palpabile la passione per quello che fa, l’assoluta dedizione e l’amore per la sua terra.
Forse è anche per questo che quando confessiamo di aver fatto colazione con un cappuccino quasi ci rimprovera: “La colazione a Catania è con granita e Brioche“.
Per redimerci accettiamo il suo il invito ad assaggiare il liquore al pistacchio: anche se sono appena le 11:00 non ce ne pentiamo.

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Così come non ci pentiamo degli altri due consigli che riceviamo in risposta alla nostra richiesta.
Mare e Cena a base di pesce crudo.

La prima domanda ci porta ad Acitrezza.
E dopo un rilassante giro turistico con tanto di pullman a due piani, ci ritroviamo a nuotare tra pesciolini e faraglioni.

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Non potremmo chiedere di più, ma decidiamo di spingerci oltre ed è un attimo che davanti abbiamo un spritz “perchè l’aperitivo è uno stato d’animo” e noi ci sentiamo così: libere e spensierate.

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La stessa libertà con la quale poi a cena ci ritroviamo sole solette all’Ambasciata del mare e decidiamo di ordinare Ostriche, Gamberi Crudi, Anelli, Alici, Scampi, Salmone, Pasta con Pesce Spada, Cartoccio Misto, e bagnare il tutto con un ottimo Etnea Bianco.

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Uno dei momenti più intensi della vacanza.
Non per il pesce delizioso ma per la compagna di questo viaggio.
Per lo scambio, la condivisione, la scoperta di aver provato le stesse paure, per i pezzi di vita simili per quelle risate trasformate in lacrime e poi di nuovo in spensieratezza davanti ad un mojito.

Così si conclude questo viaggio stupendo: con poche ore di sonno, un arrivo all’aeroporto con un autista bizzarro, la perenne acidità di stomaco data dalla dieta siciliana fatta di spritz e cartocciate e la corsa contro il tempo per l’acquisto di un souvenir a base di ricotta e cioccolato.

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Perché si sa… le diete del Lunedi, non hanno mai funzionato!