“Quando anche il viaggio, fa parte del Viaggio”
Questo ho pensato una volta salita sul treno Mosca – San Pietroburgo.
E avevo ragione.
Cuffie nell’orecchio e sguardo fisso al finestrino (ok lo ammetto, eccezione fatta per un pranzo veloce e qualche sbadiglio)
Ma è così che ho attraversato la Russia.
Ed è con questa pace interiore che San Pietroburgo mi ha accolta.
La Venezia del Nord. Così la chiamano.
Ma io non credo possa essere qualche canale a rendere simili due città così profondamente diverse.
Una cosa peró hanno di certo in comune: la capacità di conquistare.
E non è stato l’Ermitage con il suo Palazzo d’Inverno a stregarmi.
E nemmeno aver fatto la crociera notturna sulla Neva assistendo all’apertura dei ponti uno dopo l’altro.
Suggestivi entrambi ma entrambi nella lista dei “TO DO ” che ogni buon turista, o presunto tale, stila da casa prima di avventurarsi.
Piuttosto è tutto quello che non mi aspettavo di vedere, di provare che ha reso questo viaggio così pazzesco.
Perchè pazzesca è l’emozione che non credevo e che invece ho provato nel poter entrare dentro casa di Dostoevskij dove tutto è ancora come lui l’ha lasciato e dove il tempo sembra essersi fermato.
Pazzesco è stato passeggiare per la sua Prospettiva Nievsky, quella descritta nei suoi libri, quella dove i negozi sono aperti 24ore al giorno, quella che il giovedì è semi deserta e il venerdì si trasforma in un circo.
San Pietroburgo è alzare gli occhi verso il cielo alle 22:30 e non stupirsi se il sole non è ancora tramontato.
È camminare nella sfarzosità, e trovare la Povertà dietro l’angolo in un mercato improvvisato, timido e spontaneo.
È stato il coronamento di un sogno: trovarmi davanti l’accademia di Danza Vaganova e pensare di poter camminare sopra lo stesso pezzetto di pavimento delle più grandi etoile al mondo (Svetlana Zacharova così…tanto per dire!) e di poter assistere ad un loro balletto al Teatro Mariinsky.
Ma soprattutto la mia San Pietroburgo non puó non essere l’incontro con Ivan e le ultime 48 ore trascorse insieme a lui.
Dottorando in matematica, il suo passaporto racconta del suo trasferimento dalla Russia a Marsiglia, del suo rientro a casa una volta in 3 anni e della storia a distanza con una ragazza di Praga.
Ma sono le sue parole, nelle 3 lingue che parla, a raccontare molto di più sui suoi viaggi e a regalarmi una Russia autentica, intensa, colorata.
Con lui sperimento la cucina tipica in un ristorante chiamato Atmosfera.
Nessun nome fu mai più azzeccato: musica, colori e sapori perfettamente mescolati tra loro.
Ma, cosa ancora più sconcertante, è per lui che mi ritrovo davanti ai fornelli con pancetta, cipolla e pomodorini a preparare un piatto di Amatriciana. In Russia.
Credo sia venuta bene, perché decide di fare da Cicerone e ci accompagna un pó ovunque.
Ovunque sia concesso camminare, è così che i piedi iniziano ad andare mentre i nostri racconti ci conducono da una città all’altra del mondo.
Degustiamo 3 tipi diversi di Vodka (vuodka) accompagnati da 3 diverse specialità culinarie.
Ma mi dice che la vera bevanda tipica russa è un’altra e che non si può andare via senza averla provata.
Gli dico che mi fido ciecamente.
È così che ci ritroviamo, incantati dallo spettacolo che abbiamo di fronte, a sorseggiare una gelida Kvass, bevanda a base di pane mai incontrata prima dal mio palato e così tanto familiare per il suo.
Non bastano delle parole, scritte, raccontate, ascoltate o anche solo bisbigliate.
Non riescono delle foto.
E non ci riesco forse nemmeno io a spiegarlo quel brivido che questa città che così tanto bramavo e sognavo di vedere, mi ha lasciato sulla pelle e nei ricordi.
Su una panchina a Londra c’è scritto “Everybody needs a place to think”.
Ecco, San Pietroburgo è quel posto.
Il mio.
San Pietroburgo è ai primissimi posti del mio elenco di città da visitare. All’Hermitage aggiungo il Teatro, la Casa di Dostoevskij, la prospettiva Nievsky di cui ho sentito tanto cantare (!!) e dopo questa lettura sono moooolto curioso di bere Kvas per entrare in sintonia con grande madre Russia.
Dasvidania!
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Sono sicura che San Pietroburgo sarà pronta ad accogliere anche te.
E ti auguro di viverla libero da pregiudizi europei e con la voglia di conoscerla, andando in profondità.
BUON VIAGGIO!
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