“Il mondo può essere a colori”

Se non ci credete è perché non siete mai stati a Colour park.
Roma. Via Nemorense, 5. Parco Virgiliano.

Una birra, l’amica di sempre e la scoperta che dei semplici pallet possono trasformarsi nei miei pallet preferiti.

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È così che ho scoperto l’amore incondizionato per questo posto.
Ed è cosi che colour park si è trasformato nell’angolo di paradiso di questa insolita estate.

La prima a Roma dopo due anni di assenza.

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Colour park è il progetto realizzato e colorato di chi dei colori non può farne a meno.
È potenziale, idee, musica, esposizioni, il copy-left che piace a me.

È stato per tanti mesi una storia raccontata e per fortuna, è diventato poi lo sfondo di un racconto, uno dopo l’altro, uno diverso dall’altro.

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Si è trasformato in una comica fuga da incontri poco graditi.

La migliore pausa relax del post lavoro, il -1 alle ferie e il luogo dove affogare la depressione al rientro in ufficio.
Dove trovarsi inaspettatamente a parlare di Lamezia Terme, presente nella mia memoria solo per l’aeroporto (della serie “va dove ti porta mamma ryanair”) anestesia, ‘ndrangheta per poi chiacchierare in scioltezza di Oktoberfest, kite surf e delle piazze torinesi (nostalgia nostalgia canaglia:)

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Se sono i colori a fare da sfondo, il sapore è senza dubbio quello del jam session: tequila, cherry, limone e marmellata di albicocche.

Solo una delle eccellenze provate dal menù.

Ma se il rametto di rosmarino che inebria e conquista non fosse già abbastanza, aggiungi le note dei Phildrop a fare da colonna sonora in un live da brivido e la pace dei sensi, è raggiunta.

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In pace con tutti e 5 i sensi.
Sì, così ci sente in questo posto.
E questo è uno dei motivi per cui ho deciso di chiudere qui i miei dieci giorni di intenso festeggiamento.

Ad maiora.
Così c’era scritto sulla torta.
E proprio puntando verso cose più grandi voglio iniziare questi meravigliosi 25 anni.

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La presenza degli amici di sempre, quelli d’infanzia o presunti tali, di chi non avrebbe potuto e invece c’era (come c’è da sempre), un mazzo di fiori con i peperoncini da ‘ccalahbria, un trattamento impeccabile dai padroni di casa, il mio fiore preferito, le foto scattate e regalate, il brindisi a me, a voi.

Se avessi potuto immaginare un festeggiamento perfetto, non sarei arrivata a tanto.
Non ci sono parole, ma GRAZIE è quella che si avvicina di più.

Ps: E niente…poi la serata è finita che ci siamo imbucati ad un matrimonio di gente sconosciuta.
Ma questa, come sempre, è un’altra storia.

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Un pensiero su ““Il mondo può essere a colori”

  1. Non è sui festeggiamenti che vorrei soffermarmi, nonostante la serata e ció che ne é venuto dopo abbiano rasentato la perfezione, ma sul tributo a colour park. In particolare vorrei commentare la foto di quelle gambe distese sul tavolino, sintomatico di quanto ci si possa sentire a casa, e dell’atmosfera che ne trapela. La sensazione di non aver bisogno di cercare altrove il nostro angolo di paradiso; il sentore che essere lì ed essere noi bastasse a svuotarci dal carico di una stagione lavorativa giunta al termine e riempirci il cuore di aspettative e voglia di fare vedere sentire andare volare spaccare assaporare (mi fermo ma potrei riportare tutti i verbi all’infinito). No, non era poco, non ci siamo accontentate…è che bastava veramente e se potessi farei un rewind ogni volta che cerco una via di fuga! Grazie a chi é riuscito a regalarci questi momenti di relax ed appagamento e grazie a te perché è proprio con te che avrei voluto condividerli!!!

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