Giardino di Ninfa – e il curioso caso di Benjamin il rospo –

Premesso che non so per quale motivo le mie due migliori amiche lo hanno fatto, posso però dire che entrambe, in maniera cosciente e consapevole, hanno lasciato che decidessi io il programma della Domenica.

Alla mia ennesima, sfiancante, proposta di una gita fuori porta, hanno infatti acconsentito: e allora, che Giardino di Ninfa sia!

Di sicuro non è per mancanza di alternative che hanno detto (la mostra di Escher per esempio era lì ad attenderci), e nemmeno perché fosse propriamente dietro l’angolo (la sveglia che suona di domenica non fa mai piacere, soprattutto se ti costringe alle 9:00 fuori dal letto) ma tant’è: si parte!

Il Giardino di Ninfa esisteva nel mio immaginario solo per qualche foto vista qua e là e per la consapevolezza che è possibile entrarvi solo qualche giorno all’anno – necessariamente accompagnati da una guida-
E si sa, il proibito aumenta sempre il piacere.

Così dopo un’oretta abbondante di passeggiata in macchina, e con un caldo siderale a farci compagnia, arriviamo.

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Ad attenderci un sole altissimo (un pó di più dei ragazzi in deltaplano sopra di noi)
Ci concediamo un pranzo veloce e un sano tergiversare sui piaceri del caffè.
Ormai un must dei miei dopo pranzo.

Cominciamo a chiacchierare del piacere di svegliarsi con l’odore del caffè e finiamo concordando sui poteri indiscutibile della caffeina.

Ecco appunto, è ora di entrare.

Nei 10 minuti di coda alla biglietteria, sentiamo un signore parlare di una probabilmente pioggia di lì a poco. Ma fa troppo caldo e siamo troppo curiose di scoprire questa Ninfa tanto declamata, per poter decidere di credergli.
Lo ignoriamo…si entra!

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Conosciamo subito Alessio la nostra guida. Anzi, conosciamo subito Alessio, la nostra prolissa guida.
Ci racconta le origini di questo posto e la sua appartenenza alla famiglia Caetani.
Scopriamo che questo Giardino fa parte dei 10 più belli del mondo.
Rimaniamo colpite dal continuo cambio di vegetazione, dalla presenza di ruderi appartenuti all’epoca di Bonifacio VIII, ormai perfettamente mescolati con la natura circostante.
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Nonostante un racconto non troppo coinvolgente da parte della nostra guida, siamo sempre più curiose di scoprire le meraviglie di questo posto, se non fosse che dopo appena un quarto d’ora dal nostro ingresso, si scatena IL temporale.
Sì, con l’articolo maiuscolo, di quelli che non accennano a smettere!

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Sarà perché io ho chiesto a Francesca se fosse stato Mosè a camminare sulle Acque, o per colpa di Viviana che di lì a poco gli ha attribuito la paternità dell’Arca (povero Noè) che si è scatenato il putiferio.
Iniziamo a correre e saltellare da un albero all’altro cercando riparo in un posto dove i ripari non sono stati concepiti.

Natura, Natura e Natura
Tanta natura tant’è che faccio l’incontro più fortunato della giornata: il mio principe azzurro diventato rospo.
(Si, una storia atipica. Il mio principe azzurro è tipo Benjamin Button, è nato principe e morirà rospo. Giuro che c’ho provato a dargli una scossetta, ma non c’è verso!)
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Dopo l’idilliaco incontro decidiamo di abbandonare la nostra guida per seguire un altro gruppo che, incurante della pioggia, continua l’itinerario.
Decidiamo di essere temerarie.
Mai scelta di più sbagliata.
Basta un attimo per diventare completamente zuppe.
Bagnate interamente dalla testa ai piedi.
Troppo per pensare di poter aspettare che spiova.
Troppo poco per non rendersi conto che la pioggia conferisce a questo posto e alla nostra avventura un fascino esaltante.
Apprezziamo i colori più vivi ed intensi dell’autunno e ci concediamo qualche scatto.

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Dopo poco corriamo verso la macchina e beneficiamo dei poteri del riscalndamento.
Chiacchierando su ciò che abbiamo appena visto (e dei fiumi d’acqua che più che ammirato, abbiamo preso!) ancora mi sbalordisco dell’assenza di insulti da parte delle mie compagne di (dis)avventura.

Ma è così, con in mente una sola immagine a farmi compagnia, che dimentico i vestiti bagnati e inizio a fare programmi per la nostra prossima Domenica insieme.

Ok, ok…prima controlliamo il meteo.
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3 pensieri su “Giardino di Ninfa – e il curioso caso di Benjamin il rospo –

  1. Continuerei a fare cose stupide, a svegliarmi presto la domenica mattina, a rabbrividire di freddo in balia della pioggia, a sporcare i vestiti nel fango, a chiacchierare dei piaceri della vita, a pianificare la prossima avventura noncurante delle poco favorevoli risorse economiche, a fantasticare sugli angoli del mondo che vorremo vedere senza mai avere dubbio di voler fare ognuna di queste cose…con chi, come me, ama sognare e pensare che tutto sia possibile, che “nessun luogo è lontano”, che basta salire in macchina, su un treno, in aereo o camminare camminare camminare affinchè le distanze si accorcino fino a diventare nulle!!!
    E “comunque” “infatti” “dunque” “diciamo”…che la guida era qualcosa più che prolissa e tutt’altro che audace!!!!! Ad ogni modo il bilancio personale di quella gita fuori porta è stato decisamente positivo!

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  2. Molto grazioso, una bella pagina d’amicizia. Se posso darti un consiglio per la prossima gita fuori porta, fidati SEMPRE delle persone locali che ti danno notizie sul Meteo. Per esperienza personale (Artena è poco distante da là) posso dirti che quasi sempre ci prendono 😉

    Un bacio!

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